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IL GHETTO DI URBINO :

 

Fino alla morte del Duca Francesco Maria II Della Rovere, nel ducato di Urbino la comunità ebraica godeva di ampi privilegi. Purtroppo il 28 aprile 1631 il Duca muore dopo 57 anni di regno e non avendo eredi lascia il Ducato allo Stato Pontificio. È facile immaginare in quale stato d’animo vivessero le comunità ebraiche del Ducato, tanto più che era un susseguirsi di notizie dei vari ghetti sorti in tante città italiane via via che queste finivano sotto l’influenza dalla Chiesa o direttamente in mano ad essa. Molti ebrei cominciarono a prepararsi a partire, soprattutto per Mantova. Erano stati in Urbino per oltre tre secoli, se ne distaccano con dolore portando Urbino nel cognome. Urbino capitale, già da tempo abbandonata dalla Corte, si avvia rapidamente alla decadenza e quindi all’impoverimento. Arrivarono ad Urbino alcune famiglie ebraiche costrette a lasciare le comunità di Fossombrone, Cagli, Orciano, Mondolfo, Mondavio, Pergola e Sant'Angelo in Vado.

La famiglia Giunchi e il Conte Palma riuscirono ad influenzare la scelta di dove creare il nuovo ghetto. Infatti erano proprietari di numerose case dietro la zona Valbona e Via Stretta, vennero sfrattati i vecchi inquilini di quelle case e riaffittate agli ebrei, qualunque fosse l' importo dell' affitto, non avrebbero avuto comunque possibilità di scelta. Purtroppo la Sinagoga era fuori dal ghetto e si poteva raggiungere per le funzioni serali, quando i portoni erano serrati, solamente tramite un cavalcavia su Via delle Stallacce.

Il notaio Scudacchi dunque, incontra nella vecchia sinagoga i capi famiglia,verranno edotti dettagliatamente sulle cose da fare e i termini da rispettare. In tre giorni dovranno scegliere le case, raccogliere il denaro per erigere, a loro spese, i muri per serrare alcuni vicoli, e fare gli archi per i tre portoni previsti. Uno dovrà essere costruito all’inizio della principale via del ghetto, oggi Via Stretta, proprio vicino alle mura della città, un secondo in cima a Via delle Stallacce, sotto i contrafforti del Duomo (Corso Garibaldi venne aperto solo nella metà dell ‘800) e un terzo poco più sù del cavalcavia.

Dopo qualche giorno sempre il notaio Scudacchi obbliga la costruzione di una nuova sinagoga all' interno del ghetto. Il luogo prescelto è quello dove essa si trova attualmente, tuttavia non è pensabile che tale ristrutturazione possa essere stata eseguita in tempi brevissimi, per cui in un primo momento la sinagoga fu allestita in una sala del piano nobile di Palazzo Giunchi, nella parte che si affaccia sul ghetto. Anche le botteghe che per secoli avevano tenute in ogni parte della città dovranno essere trasferite all' interno del ghetto. Il 13 dicembre 1633 il ghetto è fatto. Con il passare del tempo il numero degli abitanti del ghetto diminuisce sempre di più, va detto però che in questo periodo, il suo declino coincide con quello dell’intera città. Al momento della sua costituzione, il ghetto contava, 369 anime, compresi gli ebrei venuti da fuori, in tutto 64 famiglie. Nel 1797, con l’arrivo dei francesi le porte del ghetto furono abbattute e bruciate, sulle ceneri fu piantato l’Albero della Libertà, ma fu una gioia di breve durata poiché due anni dopo, ritiratisi i francesi, scoppiarono tumulti, le vie del ghetto furono invase, devastate e saccheggiate. Ma col ritorno dei francesi e la creazione del Regno d’Italia, Urbino entra a far parte de Dipartimento del Metauro. Ma caduto Napoleone ovunque ritornano i ghetti, si rifanno i portoni, ma ad Urbino per dieci anni ancora l' Arcivescovo della città cercherà di rimandare  tale triste evento. Nel 1826 il ghetto è composto da 56 persone, e nel 1861 finalmente aperto.

 

Mostra di antichi ricami e tessuti nella sinagoga di Urbino

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