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IL GHETTO DI PESARO :

 

All’inizio del XVII secolo, a ragione della decadenza economica di Urbino, Pesaro aveva preso il sopravvento, divenendo la sede preferita della corte ducale e attirando gli ebrei con la prospettiva di migliori guadagni, come attesta il fatto che, nel 1626, a Urbino restavano solo otto ebrei che tenevano banco, mentre a Pesaro il loro numero era salito a diciannove. All’incirca in questo periodo si trovava insediata in città anche la famiglia Gentilomo, di rito spagnolo e, presumibilmente, stanziatasi in Italia dopo la cacciata dalla Spagna. I Gentilomo di Pesaro detenevano il primato del commercio con la Turchia nel XVII secolo e, allo scopo di estendere il proprio giro di affari, alcuni esponenti andarono a risiedere, alla fine del XVIII secolo a Venezia, raggiungendovi una florida posizione finanziaria. Il 28 aprile 1631 con la morte del Duca Francesco Maria II Della Rovere anche la città di Pesaro venne assorbita dallo Stato Pontificio. Vennero applicate tutte le leggi antiebraiche vigenti nello Stato della Chiesa, tra cui la costruzione del ghetto, nella zona di Via delle Scuole. Nel XVII sec. le sinagoghe erano due, una di rito italiano e una di rito spagnolo. Quella di rito spagnolo aveva l' Arca Santa di pregevole fattura, che era appartenuta alla comunità di Ascoli, scioltasi dopo la Bolla del 1569. Purtroppo con la costruzione del ghetto la sinagoga italiana dovette essere venduta perchè era fuori dell'area ghettuale.

Nel 1789 la comunità cittadina risultava in deficit, gravata com’era da una serie di tributi da pagare alla Curia di Roma e dalle spese per auto-gestirsi, di cui una buona parte era destinata all’aiuto ai bisognosi. Quando le forze francesi entrarono nel ghetto, nel febbraio del 1798, dopo aver liberato la comunità di Pesaro, esso fu assediato dalla plebaglia locale. Tra i primi ad arrivare, al momento dell’assedio, furono dei soldati ebrei, che accorsero in aiuto dei correligionari, disperdendo la folla. Un testimone oculare racconta che le truppe francesi guidarono la marcia di liberazione, strappando il segno giallo dai cappelli e sostituendolo con la coccarda tricolore. Tre ebrei furono nominati nel Consiglio municipale e uno, Salvatore Morpurgo, fu incluso nella delegazione da inviare per assicurarsi che Napoleone approvasse la costituzione repubblicana proposta. Tuttavia, l’esultanza ebraica venne smorzata dal fatto che più di una metà della cifra imposta alla città dai Francesi avrebbe dovuto venire pagata dalla comunità. Quando, nell’estate del 1799 le truppe francesi si ritirarono, le due sinagoghe di Pesaro vennero saccheggiate e i rotoli della Legge profanati: gli ebrei, in preda al panico, rimasero per due mesi pressoché rinchiusi nel ghetto, sino a che non pagarono una cifra altissima per il riscatto. Dato che il maggior rischio corso dalla comunità era stato nel periodo della festa di Pentecoste, in tale giorno venne deciso di indire una celebrazione annuale di ringraziamento per lo scampato pericolo, per la quale il rabbino Mattatyahu Nissim Terni compose, in seguito, poemi di ringraziamento.

Le attività economiche nel ghetto, oltre a quella creditizia (famiglia Della Ripa),  erano composte dall' artigianato (orefici, fabbricatori di carte da gioco e produzione di ceramiche) e commercio di stracci. Inoltre la famiglia Gentilomo aveva aperto una scuola di Danza. Gli israeliti erano presenti anche nella scena mercantile e commerciale delle fiere locali.

Nel 1789 vivevano nel ghetto circa 500 persone. Il ghetto venne aperto nel 1861.

 

 

La Strada

principale

del Ghetto

foto di

"Immaggini del passato Ebraico" 

Attilio Milano

Mappa di Pesaro in evidenza il Ghetto
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